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suo et eziandio non amendava la sua mala vita. E una mattina en fra l’altre giocando a zara perdè dugento denar d’oro,1 e tornando a mangiare a casa per lo gran dolore e tristizia si disperava, cioè che continuamente frase medesimo chiamava ’l diavolo dicendo che voleva esser suo in anima et in corpo, et egli gli desse denari e facesselo ricco acciò che egli non venisse nell’ultima povertà; e cosi favellando fra se medesimo gionse a la casa. La moglie sua sentendolo venire aveva colto et apparecchiato, e trovò le scudelle per farle perch’egli mangiasse. Egli giognendo ne la corte entrò en camera subbitamente per lo gran dolore e malenconia. E mirando, vide sedere sul goffano appiei el letto due in abito di religiosi, e vedendoli ritornò in corte verso la moglie con dupplicata turbazione e dissele: sozza troia putta, che fanno que‘ frati in camera? Allora la moglie ch’era onestissima e buona donna, turbatamente si voltò verso lui e disseli; che vuo’ tu dire: se’ tue ‘npazzato o hai el diavolo addosso, segnati, mira quel che tu dici. Al lora Marino ritornò en camera e disse a quegli religiosi; che gente sete voi e che fate voi qui?

  1. Equivarrebbe a circa L. it. 4000.