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meditazioni sulla storia d’italia | 17 |
tar l’autorità dello Stato, non s’indignavano punto se il governo li condannava per delitto di eresia, di magia o perchè essi gli fossero contrari. Nei consigli delle Repubbliche non si deliberava mai: si votava in segreto. La libertà civile, gloria della Costituzione inglese, era ignorata.
Ma l’Italia possedeva la libertà politica e la libertà intellettuale. Poiché i magistrati si succedevano al potere ogni due mesi, l’amministrazione della cosa pubblica riempiva la vita della borghesia, e il controllo della borghesia bastava a soddisfare il popolo. I cittadini delle repubbliche partecipavano direttamente o indirettamente al potere, la sovranità apparteneva a loro. L’interesse che la Città intera prendeva alla politica e agli avvenimenti internazionali, quello stato di effervescenza perpetua, dovevano sviluppare l’intelligenza degli uomini. Gli Italiani dell’XI°, XII° XIII° secolo potevano tutto discutere, tutto intraprendere. Dante non temeva di collocare nell’inferno un Papa vivente; la Chiesa che rispettava, nei suoi Stati, le istituzioni democratiche, diffondeva la coltura greca e incoraggiava lo studio d’Aristotele; si tolleravano dei Santi molto audaci e quasi pericolosi. Grazie a questa libertà politica — la democrazia veneziana del X° secolo ne è il primo modello e la Pace di Costanza del 1103 la prima carta — grazie a questa libertà intellettuale, l’Italia riusci a creare una civiltà raffinata, in un tempo in cui l’Europa intera non pensava che a campare.