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l’aria d’appartenere, tutto sommato, a una classe abbastanza candida di stupori: quelli che provocano gli artifici più elementari, non dico di un’arte, ma di una tecnica. Se però si inquadra in tutto il sistema di Leonardo, questa meraviglia rivela un più sottile significato, ed è la stessa meraviglia dell’uomo, che diventa consapevole della propria potenza.
Il bello dunque ci maraviglia perchè ci rivela un’analogia imprevista con l’universo: e tutti questi piccoli mondi indipendenti e schiavi della natura, che sono le opere d’arte, ci meravigliano, da una parte perchè ognuno di noi prova dinanzi a loro il gradevole dispetto di scoprire una combinazione d’elementi che non avrebbe pensati; dall’altra perchè rammentano a noi stessi la forza di cui possiamo servirci per rivaleggiare con la natura. Questa scoperta ci sembra di nuovo impossibile, sùbito dopo che l’abbiam fatta; così che possiamo vedere nella meraviglia dell’uomo dinnanzi all’arte, la forza viva di un sentimento che si rinnovella ogni volta.
Anche Leopardi ne aveva notato il valore. Nel suo sistema di Belle Arti egli comincia così: «Fine - il diletto; secondario alle volte, l’utile. — Oggetto e mezzo di ottenere il