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latte, e la sua irruenza non è casuale: viene dal fatto che si è svegliato più tardi dell’usato. Non è un uccellino generico che fa le sue prove di volo, ma un cicognin. Gerione non depone Dante e Virgilio a pie’ della rocca, ma della rocca stagliata.

Dante così conciso non esita per precisare di aggiungere pensiero a pensiero, immagine a immagine:

«E come in fiamma favilla si vede,
E come voce in voce si discerne,
3Quand’una è ferma, e l’altra va e riede...»

Paradiso, VIII, 16-18


«Non altrimenti fan d’estate i cani,
Or col ceffo, or col piè, quando son morsi
3O da pulci, o da mosche, o da tafani....»

Inferno, XVII, 49-51


Come procede innanzi dall’ardore
Per lo papiro suso un color bruno,
3Che non è nero ancora, e il bianco muore...»

Inferno, XXV, 64-66


«E come in vetro, in ambra, od in cristallo
Raggio risplende sì, che dal venire
3All’esser tutto non è intervallo...»

Paradiso, XXIX, 25-27


Colla precisione meticolosa Dante spesso ottiene un’evidenza così fresca, che il lettore ha la impressione di fare delle scoperte con l’autore.


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