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il veleno, e intanto in un altro quadro si sarebbe visto il buon Capuleto che metteva i piatti in tavola, e i servi tutti affaccendati. Poi avrebbe fatto venire la nutrice a trovar Giulietta morta, grida, chiamate, accorrere di parenti, scene di disperazione, quadro dell’indifferenza dei servi, ecc. Su per giù quello che ha fatto Shakespeare. Il suo metodo drammatico, per una geniale anticipazione concessa solo a pochi giganti, è quello per il cinematografo, e i suoi drammi sono meravigliose didascalie di film.

Il genio poetico c’è. Io credo che se Shakespeare fosse vissuto in un ambiente meno barbaro, con un pubblico più fine, e avesse curato di più le sue tragedie, avrebbe potuto far dei capolavori veramente straordinari. Ma così non si può chiamare capolavoro drammatico un insieme di bellissimi squarci lirici gettati alla rinfusa uno sull’altro. Sono perle, è vero, ma le perle senza il filo non fanno una collana. Empiono una scatola e ornano la signora proprietaria meno di perle false unite sapientemente da un filo.

Dal libretto di Leo, Novembre 1922.


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