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124 ercole luigi morselli

tezza).... e questa piuma che ho al cappello è stata acconciata con quest’arte sopraffina nella bella Parigi, capitale del mondo!! (Il gallo si rizzò tutto più che potè, rivoltando la coda spalancata alla faccia del serpente).

Assicuratasi così la simpatia delle bestie più pericolose, la scimmia prese un liuto e, accompagnandosi con arpeggi e sgambetti, cantò, sollevando subito uno stonato coro di «oh!» ammirativi, poi un altro coro ancora più strambo di babelici aggettivi, e alla fine un entusiasmo fantastico, spasmodico, che invasò quegli strani animali, i quali si strinsero attorno a lei leccandole le scarpe e gettando tesori nel suo piattino. La scimmia, pur essendo persuasa di meritare quell’ammirazione, si studiava con opportuna servilità di rendere meno invidiabile la sua posizione. Ora raccoglieva la caramella caduta al leone, ora cacciava un moscone dal corno del serpente, ora offriva le sue reni alla tacchina perchè vi ci arrotasse i suoi becchi, ora toglieva con molta grazia qualche rozza pagliuzza di tra le penne bruno lucenti del gallo, ora aiutava l’orso a grattarsi la testa.

Finalmente posò il liuto, riprese la bacchetta e incominciò con piacevolissima solennità la grande spiegazione di tutto il sudiciume di stracci e di rottami che aveva esposto.

Mandòle, timpani, clarinetti, corone d’alloro, tutti i vestiti di tutte le maschere resi più umoristici dagli strappi e anche da qualche foro bruciacchiato sul petto, due tegole che avevano coperto il Senato Romano, una reliquia portata al collo dal brigante Tiburzi, un fazzoletto che aveva asciugato il sudore della Patti, la penna d’oca con cui il grande poeta Dante Alighieri aveva scritto il verso «Piangi che