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parte seconda. 429

Secondo Messo. Dapprima ne fu scoperto con sommo nostro contento un gran parapiglia; e un momento dopo, all’impensata un nuovo Imperatore s’avanza. Sulle vie a lui segnate furiosa dal piano s’accalca la moltitudine; e tutti dànnosi a seguitare i vessilli menzogneri che sventolano: proprio come le pecore che

...ciò che fa la prima, e l’altre fanno!1

L’Imperatore. Un Imperatore rivale qui si trae pel mio pro: quest’è la prima volta ch’io sento di essere Imperatore. Mi son posta indosso l’assisa di soldato, ed ecco la porto ora per un gran colpo che vo meditando. Ad ogni festeggiamento, di mezzo alla pompa ed allo splendore, una sola cosa mancavami: il rischio. E voi tutti, quanti siete, foste a consigliarmi i giuochi cavallereschi: il cuor mi batteva, non respirava che tornei, e dove non foss’io stato sviato dalla guerra, mi cingerebbe a quest’ora una fulgida aureola di gloria, premio di eccelse intraprese. Dappoichè laggiù mi vidi entro all’impero del fuoco, sentii nel mio petto il marchio della indipendenza; quell’elemento mi assalse con quanto ha in sè di orribile e spaventoso; illusione era quella, non più che illusione; ma sublime s’altra mai. Sognava allora in confuso vittoria e fama; ed io riprendo oggi quello che a gran torto ebbi insino a qui non curato. (Gli Araldi partono per recarsi a provocare il Pseudo-Imperatore.)

Fausto coperto d’un’armatura, colla visiera calata a metà.

  1. Dante, Purg., III.