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150 ESPERIEN. INT. AGL’INSETTI.

delle piante, non fia che vi rammenti i virgulti di Tracia animati dallo spirito del morto Polidoro, nè meno i giardini di Alcina mentovati dall’Ariosto, nè le boscaglie inventate dal Boiardo e dal Berni; nè vi ridurrò alla mente nel secondo girone dell’Inferno quell’orribil selva, della quale il nostro sovrano Poeta:

Però, disse ’l maestro, se tu tronchi
     Qualche fraschetta d’una d’este piante,
     Li pensier ch’hai si faran tutti monchi.
Allor porsi la mano un poco avante,
     E colsi un ramuscel da un gran pruno;
     E ’l tronco suo gridò, perchè mi schiante?
Da che fatto fu poi di sangue bruno,
     Ricominciò a gridar, perchè mi scerpi?
     Non hai tu spirto di pietade alcuno?
Uomini fummo, ed or sem fatti sterpi;
     Ben dovrebbe esser la tua man più pia,
     Se state fossim’anime di serpi.
Come d’un stizzo verde ch’arso sia
     Dall’un de’ capi, che dall’altro geme
     E cigola per vento, che va via,
Così di quella scheggia usciva insieme
     Parole e sangue; ond’i’ lasciai la cima
     Cadere, e stetti, come l’uom, che teme.


Imperocchè queste, a prima giunta considerate e senza molto inoltrarsi, son fole bizzarrissime de’