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creduto reo d’un delitto, da cui più rifuggiva: così si narra d’Orfeo che fu fatto a brani dalle Ciconi, donne tracie. Ma la vittima ha l’aureola dell’apoteosi: natura arresta il corso delle sue leggi: ecco il prodigio al loro posto. Delfini in torma, quasi chiamati ed uniti dal sentimento d’un ufficio giusto e pietoso, conducono a riva sui loro curvi dorsi il cadavere del poeta, che gli omicidi credettero seppellire per sempre fra i gorghi del mare, insieme coi vestigi del loro delitto. L’innocenza trionfa, gli omicidi son puniti. Il suo corpo è sepolto a Nemea; peregrini a frotte vi traggono: la sua tomba è ricercata e venerata da genti d’Asia e di Grecia.

Quante fole non sorsero per questa via non pure nell’antichità, ma anche nell’evo medio?

L’anteriorità d’Esiodo è pur sostenuta da molti fra i moderni; e cito solo per brevità lo Scaligero, il Lipsio e il Leopardi. Il sommo Recanatese1 sostiene l’anteriorità di Esiodo

  1. Stud. filolog., l. c.