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Poi che la Terra e lo stellato Urano
Detto gli avean, per lui pur sì possente
Fermo aver il Destin, che da un suo figlio,
Dall’armi del gran Giove ei fora domo.
Ond’egli non invan stava in vedetta,
E insidïoso s’ingollava i figli
Con dolore indicibile di Rea.
Or quando di sgravarsi era in procinto
Di Giove, padre di mortali e numi,
Ai cari genitori, allo stellato
Urano ed alla Terra ella richiese
Supplichevole il modo, onde potesse
Occulta partorirlo, e trar vendetta
Dell’empio padre che struggeasi i nati.
Quelli udiro la figlia, e la fêr paga.
Conto il fato di Crono essi le fenno,
E del possente nascituro, e in Litto
La mandaro, di Creta opimo suolo,
Quand’ella il magno Giove, ultima prole,
Dovea dare alla vita; e la gran Terra
Nell’ampia Creta accolselo e nutrillo,12
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