Tale onor s’ebbe tosto, e le fu dato
Esser la Diva fra i mortali e i numi
D’ingenue, fide parolette e risi,
Di piaceri, di frodi e di soavi
Teneri amori. — Il grande Urano i figli
Nomò Titani, e corrucciato disse,
Ch’empio misfatto aveano in lui commesso,
Onde ben cara sconterian la pena.
La diva nera Notte indi produsse
Con nessuno giaciuta il triste Fato,
E la Chere crudel, la Morte e il Sonno,
E la torma dei Sogni, e Momo, e il mesto
Infortunio, e l’Esperidi, custodi
Oltre il sacro Oceàn degli aurei pomi,
E del giardin che n’è fecondo. E i Fati
Cloto, Lachesi ed Atropo, datrici
Di beni e mali all’uom fin dalla culla,
Ella produsse, e le spietate Cheri,7
Che van sull’orme ai rei, mortali o numi,
Nè calman la tremenda ira, se prima
Scontar non fanno al reo, chiunque si sia,
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