La dolce opra d’amor. Ma poi giaciuta
Nel talamo d’Urano il vorticoso
Oceàn partorì, Giapeto, Ceo,
Iperïone, Crio, Temide, Rea,
Tea, Mnemosine, e Feba il crine adorna
D’aurea ghirlanda, e la venusta Teti;
E dopo queste lo scaltrito Crono,
Il più fiero dei figli, ch’abborria
Del padre suo la genital possanza.
Indi i Ciclopi di superbo core,
Bronte, Sterope ed Arge alme traforti,
Donatori del tuono e fabricanti
Gli strali a Giove: in tutto a Dei simili,
Tranne che un occhio solo aveano in fronte.
Mortali li nutrîr germe di numi,
E dall’occhio che in fronte avean rotondo
Ciclopi si nomaro; e le lor moli4
Di lor forza e baldanza eran l’imago.
Tre figli pur superbi e senza nome5
La Terra e Urano generâr; proterva
Stirpe, e fûr Cotto, Brïarëo e Gia.
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