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296 capitolo vi

la rotazione del piano di polarizzazione della luce in un campo magnetico (fenomeno osservato da Faraday).

Uno sviluppo ulteriore della sua idea costruttiva conduce Thomson ad immaginare un modello idrocinetico delle azioni elettro-dinamiche, nel quale la impenetrabilità e l’inerzia della materia, ove si effettuano dei moti stazionarii, producono dunque delle forze apparenti analoghe alle azioni amperiane delle correnti.

Accanto a questo modello è da citare quello proposto da C. A. Bierknes per le azioni elettro-statiche (o newtoniane), dove queste azioni si producono come effetto del moto vibratorio di sfere pulsanti entro un liquido.

Accade tuttavia nei modelli citati che le azioni simulate sono inverse alle azioni reali: ma Poincarè ha mostrato come questa inversione si possa togliere modificando l’interpretazione dei modelli stessi1.

Vi è di più un’altra difficoltà nel modello di Bierknes; infatti egli ha dovuto supporre che le sfere pulsanti abbiano ugual periodo ed egual fase (o fasi differenti di π), il che appare inammissibile.

Si può togliere questa difficoltà supponendo un moto di contrazione o di dilatazione continuo, invece che alternativo.

Questo caso corrisponde appunto alla rappresentazione di una particella elettrizzata ove si costruisca una estensione dell’Ottica di Fresnel adattata ai fenomeni elettro-magnetici, cioè una teoria in qualche modo reciproca di quella costruita recentemente da Larmor come estensione dell’Ottica di Mac-Cullagh di Neuman2.


Mentre le speculazioni accennate mirano a rappresentare in concreto le forze elettriche come forze d’inerzia, Hertz veniva condotto ad immaginare che una spiegazione analoga debba valere in generale per tutte le forze, cioè che queste possano sempre sostituirsi coi movimenti di masse nascoste vincolate.

Nella sua Meccanica postuma si trova appunto una giustificazione astratta di questa veduta, ed il disegno di una trattazione della scienza del moto da cui ogni nozione propria di forza resta bandita.

L’ipotesi fondamentale è dunque che esistano, connesse colla materia visibile, masse invisibili, per modo che ogni fenomeno ed in particolare ogni movimento della materia visibile, importi in generale un movimento della invisibile; la legge del movimento si riduce ad una generalizzazione del postulato d’inerzia di Galileo-Newton.

Ogni sistema isolato si muove per modo che la successione delle sue posizioni risponda ad una condizione di minimo, che può essere espressa dal principio di minimo sforzo di Gauss, analoga a quella cui soddisfa la retta

  1. «Electricité et optique». Paris, 1901, p. 616 e seg.
  2. Cfr. Poincarè, l. c.