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la meccanica 209

metrica, secondo la natura della sostanza prescelta. Quanto al metro, se ne potrà foggiare uno convenzionale, secondo la condizione fissata, servendoci di un filo elastico graduato, diversamente teso nelle sue varie parti, ove per altro si dispongano le cose in guisa che un tratto qualunque del filo venga sempre ad essere teso nel medesimo modo allorchè con un movimento riprenda la medesima posizione.

Ora i varii termometri convenzionali rappresentano ugualmente bene le nostre sensazioni di aumento di temperatura; infatti la sensazione che proviamo nel passaggio da 0° a 1° e quella relativa al passaggio da 20° a 21°, rispetto ad un ordinario termometro a mercurio, non hanno nulla di comparabile, onde, se un altro termometro c’indichi il secondo aumento come doppio del primo, non abbiamo nella sensazione alcun criterio per preferire l’una all’altra fra le due indicazioni1.

Ma lo stesso non possiamo dire dei varii metri convenzionali possibili. Infatti uno solo fra questi metri, quello costituito da un filo solido inestendibile, si accorda colle sensazioni della lunghezza lineare fornite dall’organo tattile. Noi riguardiamo perciò quel metro come misuratore naturale delle lunghezze, e riconosciamo che la possibilità di questo modo di misura suppone un fatto generale, cioè la proprietà d’invarianza dei corpi solidi rispetto all’organo tattile, e degli uni rispetto agli altri, nel movimento.

Ora, che cosa diremo dell’orologio? Esiste un orologio le cui indicazioni rispondano ad una sensazione di durata relativa a certe serie fenomeniche nettamente distinte che abbiamo in vista allorchè parliamo di una misura naturale del tempo? E vi è qualche fatto generale che si esprima col reciproco accordo delle indicazioni fornite dalle scale temporali suddette?

Insomma, oltre alla sensazione inerente al contare le pause in una qualsiasi serie di fenomeni distinti, esiste una sensazione della durata relativa a serie fenomeniche isocrone, che possa confrontarsi alla sensazione tattile della lunghezza, o invece non si trova nella durata alcun significato sensibile proprio, come accade per la quantità dell’aumento di temperatura?


Rispondiamo alle domande precedenti:

Noi abbiamo la sensazione del ritmo di certe serie acustiche che denominiamo isocrone; le varie serie di suoni che sentiamo come isocrone ci porgono misure del tempo confrontabili l’una coll’altra, portano cioè, sebbene in limiti di sensazione ristretti, ad un medesimo apprezzamento delle durate uguali, e quindi ad una medesima misura naturale del tempo.

Che l’udito ci porga un apprezzamento assai preciso dell’isocronismo, e

  1. Circa il significato della temperatura assoluta cfr. cap. VI.
Enriques, Problemi 14