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di restituirsi l’antico avere: come antichi voti scioglieva alla gran Madre di Dio emessi: come alcune diocesi ristabiliva di là delle Alpi: come a ciascuno insomma curava con esimia diligenza di rendere il suo. Ma toccherò rapidamente un fatto solo, che di per sè stesso convince a qual sublime entità giungesse la retta Giustizia di un Re.
Egli sentì nel fondo del suo cuore l’amarezza versata in seno dell’augusto Germano: e volgendo l’occhio sagace all’imminente tempesta portata a distruggere le fiorenti speranze d’Eridano e di Tanaro, assume il titolo di Re: pensa a riparare i disastri: restituisce la calma, e poi, dispersa la nuvola orribile dei mali, rimette al buon Germano quell’istesso Trono, dal quale si ritirava, comecchè volenteroso, pure ripercosso dal fiero lottar della sorte. Però il gran Vittorio sempre a sè stesso eguale con un no molto più grande della sua grandezza iva a riporsi ormai stanco di cure sì gravi. Carlo Felice rispondeva con altrettale grandezza, che giustizia esigeva di risalire a quel Trono, cui un momentaneo scoppio di folgore impensata aveva forse influito a cadere. E per tal cagione s’accendeva con molta placidezza quella gara famosa tra due gran Germani