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più sopportare la sua propria opera.... Se mi avviene di gettare uno sguardo sul mio Zarathustra, devo passeggiare poi per una mezz’ora su e giù per la stanza, incapace di dominare un intollerabile impeto di singhiozzi. Io non conosco una lettura più straziante che quella di Shakespeare: quanto deve aver sofferto un uomo per sentire a quel punto il bisogno di fare il buffone! Si capisce Amleto? Non è il dubbio, è la certezza che rende pazzi.... Ma per sentire a quel punto bisogna esser profondi filosofi, avere in sè degli abissi.... Noi tutti temiamo la verità.... E bisogna che lo confessi: io ho la sicurezza istintiva che lord Bacon è il creatore, il primo auto-carnefice di questo inquietante genere di letteratura: che importa a me il chiacchierio compassionevole di questi americani, confusionari e banali? Ma la forza della possente realtà della visione non soltanto è conciliabile con la massima energia all’azione, all’azione mostruosa, al delitto; — a dirittura la premette. Noi non sappiamo abbastanza di lord Bacon, il primo realista nel più ampio senso della parola, per sapere tutto ciò ch’egli ha fatto, ciò che ha voluto, ciò che ha pensato.... E, al diavolo, cari signori critici! S’io avessi battezzato il mio Zarathustra con un altro nome, per esempio con quello di Riccardo Wagner, non sarebbe bastata l’acuta indagine di due millenii per indovinare che l’autore di «Umano, troppo umano» è il visionario del «Zarathustra».


5.


Qui, dove parlo delle ricreazioni della mia vita, devo spendere una parola per esprimere la mia riconoscenza per ciò che m’ha ricreato più intimamente e più dolcemente: quest’è senza dubbio, la mia intima amicizia con Riccardo Wagner. Io tengo ben poco conto di tutti i miei rapporti con gli uomini, ma a nessun prezzo vorrei cancellare dalla mia vita i bei giorni di Tribschen, giorni di confidenza, di letizia, di casi sublimi, — di istanti profondi..... Non