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cagione, quantunque nemico mortale di Van Baerle, non avesse militato sotto la medesima bandiera.

Dunque Van Baerle ottenne numerosi successi e fece parlare di sè tanto, che Boxel disparve affatto dalla lista dei notabili tulipanieri dell’Olanda, e che la tulipaneria di Dordrecht fu rappresentata da Cornelio Van Baerle, modesto e inoffensivo sapiente.

Similmente dal fusto il più umile la gemma fa germogliare i rampolli i più superbi, e la rosa canina dai quattro pètali incolori dà vita alla rosa gigantesca e profumata. Così le case reali hanno preso qualche volta nascimento dalla taberna di un beccaio o dalla capanna d’un pescatore.

Van Baerle dedicato tutto ai lavori di semente, di piantagioni e di ricolte, carezzato da tutti i tulipanieri di Europa, non sospettava neppure per idea, che accanto a lui vi fosse un disgraziato tolto di piedistallo, di cui egli era l’usurpatore. Egli continuò le sue esperienze e per conseguenza le sue vittorie, e in due anni coperse le sue caselle di oggetti talmente maravigliosi, che nessuno mai, eccetto forse Shakspeare e Rubens, dopo Dio aveane tanti creati.

Bisognava per avere un’idea d’un dannato dimenticato da Dante, vedere Boxtel in quel tempo. Mentre che Van Baerle sarchiava, sugava, innaffiava le sue caselle; mentre che inginocchiato sulle piote erbose analizzava ogni vena del tulipano in fioritura e meditava le modificazioni che vi si potevano fare, i maritaggi dei colori, che ivi si potevano sperimentare, Boxtel nascosto dietro un piccolo sicomoro, che avea piantato lungo il muro, e di cui facevasi un ventaglio, seguiva con gli occhi gonfi, con la bocca spu-