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Parte II. Cap. IV. 433

nostri dolori comparati con quelli eterni sono brevissimi; e se non confessiamo ancora, che alla fine tutti i nostri tormenti, e le pene, che patiamo, rispetto a quelli, non sono altro, che ombra, e sogni.

Mà si come Dio nella Scuola della Patienza ci dà ad assaggiare le lagrime dell’Inferno, così ci dà ancora à gustare le delitie della felicità eterna. Perche un’huomo di buona mente dopo haver provato tante molestie, e miserie, tante mestizie, e tanti dolori dirà gemendo con S. Paolo: Supra modum gravati suumus supra omenm virtutem, ita ut taedeat nos etiam vivere. b Siamo stati assai gravati, e tribolati, e tanto, che ci rincresce ancor di vivere. Che ne segue appresso? A voi, Dio mio, con tutto il mio cor sospiro; la vostra casa è assai sicura, e molto grande, dalla quale stanno molto lontani