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chie di orso. Per dovunque elleno passavano, recavano la carestia: involavano le vivande anche dalle tavole, e spargevano un odor così fetido in tutto ciò che toccavano, che non potevasi accostare a quegli avvanzi ch’esse lasciavano. Era inutile il discacciarle, poichè ritornavano sempreppiù. Perseguitarono Fineo re di Tracia, ed involarono le vivande dalla di lui tavola. Calai e Zete, due degli Argonauti ivi sopraggiunti, le discacciarono fino nelle isole Strofadi; ma Iride, per Comando di Giunone, le fece ritornare. I Trojani, seguaci di Enea, avendo ucciso alcuni armenti, che appartenevano alle Arpie, uscirono queste tutte all’improvviso dalle montagne, e frullando colle loro ale terribilmente, scagliaronsi a stuoli sopra le carni apparecchiate dai Trojani, involandone la maggior parte e guastandone il resto. Invano i Trojani corsero colle spade per combatterle; le loro ale le garantivano dai colpi e le rendevano invulnerabili. Celeno, piena di furore, fece ad Enea le più terribili predizioni. nota19.

Arpocrate, Dio del silenzio, figlio d’Iside e di Osiride. Rappresentasi sotto la figura di un giovane mezzo nudo, tenendo in una mano il corno dell’abbondanza ed un dito nell’altra appoggiato sulla bocca in atto indicar silenzio. I poeti dicono, che sua madre avendolo smarrito nella sua gioventù andò ricercandolo per terra e per mare, finchè lo trovò. Credesi che in questa occasione abbia ella inventato le vele, che aggiunse ai remi. Gli antichi portavano sovente ne’ loro suggelli scolpita la figura di Arpocrate, per dinotare che il segreto delle lettere è da conservarsi gelosamente Fig. 9.

Artemisia. (vedi Mausolo.