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dire la statica, allorchè surse il gran Galileo, che colle celerità virtuali, e per mezzo del paralellogrammo delle forze la nobilitò, e sospinse gl’ingegni a scorrer più oltre in questa nobilissima scienza.

Dall’equilibrio de’ corpi salì Archimede per la via de’ centri di gravità alle cose geometriche, e da queste tornò per la medesima via alle cose fisiche cercando l’equilibrio de’ fluidi. Pigliò, come egli solea, una verità di esperienza, e l’innalzò a principio generale; perchè sapea fecondare i nudi e semplici fatti, e cavar da’ medesimi que’ teoremi, che fondare e illustrare possono una scienza. La natura dei fluidi, dice egli, è così fatta, che, tra le sue particelle, le meno premute sono dalle altre discacciate, che sono premute di più. Ogni parte del fluido, egli soggiunge, è premuta sempre da quella colonna, che di sopra le risponde verticalmente. Pone in somma una perfetta eguaglianza di pressione, affinchè una massa fluida, e ciascuna sua parte si tenesse in equilibrio. Colla guida di questo principio comprese col suo intelletto, che la superficie d’un


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