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libro quarto | 391 |
bisogno? Tuttavolta egli è certo che per combattere una gente sì numerosa dovette aver d’uopo appunto di quella moltitudine di sassi: sicchè in questa parte mi sembra più ragionevole chi compose la favola, che non colui il quale si fa a censurarla. Oltrechè il poeta dicendo che tale era il decreto del Fato, non lascia luogo a veruna censura. Perocchè se non fossero la provvidenza e il destino si troverebbero parecchie delle cose umane e naturali, dove forse potrebbe dirsi che meglio sarebbe se fossero altrimenti da quello che sono: per esempio, che l’Egitto avesse sue piogge, anzichè aver bisogno che l’Etiopia l’innondasse: che Paride avesse naufragato mentre viaggiava alla volta di Sparta, anzichè rapirne Elena e pagar poi la pena dopo il delitto, causando cotanta strage di Greci e di barbari; della quale poi Euripide recava la colpa a Giove, dicendo: Il padre Giove deliberato che i Troiani soggiacessero ad una sventura, e che i Greci fossero castigati, ordinò queste cose.
Rispetto alle bocche del Rodano, Polibio contraddice a Timeo, dicendo che non sono cinque ma due: Artemidoro ne annovera tre. Più tardi poi Mario, vedendo che la foce del fiume otturavasi dalle continue alluvioni, sicchè l’adito ne riusciva difficile, scavò un nuovo canale in cui raccolse il grosso del fiume, facendone dono ai Marsigliesi in premio del soccorso prestatogli nella guerra contro gli Ambroni ed i Toigeni1: ed essi ne ricavarono una grande ricchezza po-