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la loro signoria. E della ricchezza d’Iberia abbiamo anche queste altre testimonianze. I Cartaginesi che vi approdarono sotto la scorta di Barca, secondochè narran gli storici, trovarono che i Turditani servivansi di coppe1 e di botti d’argento. E si può credere che dalla molta loro felicità siansi denominati Macreoni2 gli abitanti di que’ paesi, massimamente i capi, e che per questo poi Anacreonte abbia detto: Io per me non desidero nè il corno di Amaltea, nè di regnare cento cinquant’anni a Tartesso. Ed Erodoto ci ha tramandato anche il nome di questo re, dicendo ch’egli chiamavasi Argantonio: perocchè o vuolsi interpretare quel passo di Anacreonte come se dicesse: Non bramo di regnare quanto costui; o in generale: Non bramo di regnare lungo tempo in Tartesso3. Alcuni sostengono che Tartesso fosse quella città che ora nominiamo Carteia. Alla felicità poi del suolo conseguitarono presso i Turditani e la mitezza dei costumi e la civiltà; e così anche fra i Celti per essere vicini e congiunti con quelli, come ha detto Polibio: ma sono peraltro inferiori ai Turditani, giacchè vivono per la maggior parte dispersi in villaggi. I Turditani, e prin-

  1. Leggo cogli Edit. franc. e col Coray Φιάλαις in luogo di Φάτναις, voce che i più interpretano per mangiatoie.
  2. Macreoni, cioè, Longevi; perchè (dicono gli Ed. franc.) all’idea di una lunga vita si unisce ordinariamente quella della felicità.
  3. Seguito la lezione del Coray: ἢ γὰρ τοῦτον δέξαιτ’ ἄν τις μὴ ἴσον τούτῳ, τὸ τοῦ Ἀνακρέοντος, ἢ κοινότερον, ἀντὶ Ταρτησσοῦ πολῦν χρόνον βασιλεῦσαι.