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del ponente e del levante equinoziale, ed anche i punti dei tropici; ma la lunghezza di quel continente nel quale ci troviamo rimane sempre la stessa. Però non è assurdo pigliare il Tanai ed il Nilo per limiti; bensì è cosa nuova il valersi del levante equinoziale e di quello d’estate.

Rispetto ai promontorj coi quali l’Europa si spinge nel mare, Polibio ne parla più accuratamente di Eratostene, ma non però quanto sarebbe mestieri. Perocchè Eratostene ne menziona tre: quello che finisce alle Colonne d’Ercole, e sul quale è l’Iberia; quello che si spinge allo stretto di Sicilia, su cui è l’Italia; e il terzo che riesce a Maleo1, e comprende le nazioni tutte fra l’Adriatico, l’Eussino ed il Tanai. Polibio invece va d’accordo con lui rispetto ai primi due; ma poi procede menzionandone un terzo che finisce a Maleo ed al Sunio2 su cui trovasi tutta l’Ellade, e l’Illiria3 ed alcune parti di Tracia4: indi un quarto nel Chersoneso di Tracia dov’è lo stretto di Sesto ed Abido5 ed è abitato dai Traci: finalmente un quinto al Bosforo Cimmerio ed all’imboccatura della Meotide.

Concedansi a Polibio i primi due fra i promontorj da lui mentovati (perocchè sono compresi fra seni abbastanza distinti), cioè quello nel mare fra Calpe ed

  1. Il capo Malio della Morea.
  2. Il capo Colonna.
  3. La Dalmazia.
  4. La Romania.
  5. L’Ellesponto, o Stretto dei Dardanelli.