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| DELLE DONNE | 593 |
somma importanza il por mente ai varii aspetti che la loro condizione civile venne assumendo negli ultimi tre secoli, dopoché per le sopradette cause fu rotto il bando in cui elle vissero generalmente nel Medio Evo da ogni cura che non fosse strettamente famigliare.
Il rinascimento, anzitutto letterario e classico, emancipò le menti e rieducolle al bello e all'ideale, ridiede allo scrivere e al ragionare ad uso dei Greci e dei Romani, dignità d’ornamento d'ogni cospicua persona, nel mentre mise in pari onore colle lingue classiche le volgari. Esso operò quindi una vera rivoluzione nelle opinioni, nelle tendenze, nelle stesse abitudini ed esteriori forme della convivenza; fu veramente un trasformarsi il ferreo feudalismo in umanesimo. Alla nuova vita non tardarono a prender parte le donne; e ben presto cominciò in ogni nazione d'Europa quella nobile e non interrotta sequela di scrittrici in ogni ramo del sapere, che è uno dei più bei pregi e uno dei più significativi fenomeni della civiltà postmedioevale. In Italia prima, e più che in ogni altro paese il rinnovamento fu ampio e promettente.
In Italia, e specialmente nel cuore di questa, nella Toscana, la civiltà antica e una natia gentilezza di sentire e di costumi, avevano poco sofferto dalla ruggine medioevale. Le donne in particolare vi avevano sempre conservata l'antichissima loro dignità, e dalla maschile rozzezza avevano avuto senza paragone meno danni che negli altri paesi cristiani; la loro condizione sociale era stata, come dissi già, anche nel Medio-Evo migliore assai della condizione giuridica. Alla fine del secolo decimoterzo e poi nel secolo decimoquarto i fondatori della nuova letteratura italiana collocarono la donna ad insuperabile altezza, così nel mondo spirituale, come nel sociale, senza che i loro pensamenti facessero tanta meraviglia, fra i loro compaesani quanta fra i forestieri. Il divino Allighieri trasse anche quella come tutte le altre sue ispirazioni dal Cristianesimo;
| Gabba - 38 |
