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238 DELLA CONDIZIONE GIURIDICA

Francia, e preludeva al turbine della grande rivoluzione. Degne di particolare menzione sembranmi: Le disgrazie di donna Urania1, operetta anonima, stupendamente scritta, in cui, pur riconoscendo la necessità che hanno le donne della istruzione, è propugnata la tesi che la missione principale della donna è quella della famiglia e non già il culto delle lettere e delle scienze, come professione, e che sapendo le donne conciliare debitamente la coltura della mente coll'adempimento dei doveri famigliari, rendono alla società un impareggiabile servizio; — Il saggio sulla superiorità intellettuale della donna, scritto in francese a Berlino dal milanese Dell'Acqua2, il

  1. Le disgrazie di donna Urania, ovvero Degli studi femminili (Parma 1793). Per la natura degli argomenti, pel modo di ragionare e di scrivere, questa operetta ha poche pari nelle scritture odierne consacrate alla difesa delle stesse opinioni. Fra le altre notevoli proposizioni, prescegliamo le seguenti: «la curiosità scientifica è tutta pomposa, quella di una madre è esile e tenue; quella va dietro a peregrine ed astruse notizie: questa non versa che fra minutezze. Perciò qualora vengano queste due curiosità a conflitto, prevarrà la prima senz'altro e cadrà la seconda» (p. 66). «Effetto ordinario dell'applicazione agli studi è di restringere il cuore, di raffreddarne gli affetti e di inclinarlo ad una visibile parzialità» (ib., p. 69). Alla moglie di fronte al marito assegna per dovere: «il non assumere del comando altra parte fuorché quella, che questi a lei cede» (ib., p. 75). Se ambedue i coniugi sono dotti, la famiglia verrà trascurata affatto; so più dotta la moglie, il marito sarà umiliato (p. 76). Ritiene le donne meno adatte ai pubblici uffici, perchè «d'ordinario hanno fantasia vivace, cuore sensibile, e copia di parole maggiore che gli uomini» (ib., p. 87). Conviene che la sovranità disdice mono alla donna, che un ufficio di giudice o di ministro, perchè in quella «non ha più bisogno di artifizi, più non trovando rivali nel proprio sesso, né tiranni nell’altro» (ib., p. 93). Afferma che le donne letterate danno un indirizzo frivolo alla letteratura anche maschile, perchè gli uomini ambiscono sopratutto l'elogio di quello, e quindi o preferiscono le composizioni leggiero e superficiali, oppure profanano con ornamenti inutili l'austerità dolio scienze, e cita in prova: La pluralità dei mondi di Fontenelle, la Lettera sulle comete di Maupertuis e il Newtonianismo per le dame dell'Algarotti (ib., p. 112-114). Afferma che molte riputazioni di donno letterate furono grandi solo finché questo ebbero vita, o neppur tanto, che Saffo e Vittoria Colonna avriano levato meno grido se fossero stati uomini (ib., p. 119), e conchiude col fare un grande elogio alla vivente Gaetana Agnesi, lungi dal riporre tutta la sua gloria, ben meritata, nelle scienze, credette necessario di completarla col darsi tutta ad opere di beneficenza.
  2. Essai sur la supèrioritè intellectuelle de la femme, dèdiè par permission à