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LIBRO PRIMO. 11

zarono all’impero un Antonino, il quale sapendo i suoi omeri inetti a tanto peso, di fretta scomparve. Scelto allora un Uranio di servile condizione e presentatolo colla porpora ad Alessandro, era fomite d’odio contro all’imperiale persona. La quale titubante ne’ pericoli che da ogni parte attorniavanla, erasi affatto cangiata di corpo e di mentali facoltadi, e datasi in preda al morbo dell’avarizia, solo pensava ad accumulare danaro depositandolo presso alla madre1.

Tali essendo i non ottimi suoi diportamenti, gli eserciti di stanza nella Pannonia e nella Misia, già mal disposti verso di lui, ora vie meglio allettati sentivansi alla ribellione. Rivoltavi dunque lor mente inalzarono Massimino, duce allora della Pannonica legione, all’impero. Questi, fatta massa di tutte le sue genti, camminò alla volta d’Italia, persuaso di assalire con minor disagio l’imperatore non postosi ancora sulla difesa. Alessandro trovavasi colle truppe soggiornanti al Reno, donde, nunziatogli quanto avveniva, corse viaggiando seguitamente a Roma, e promesso avendo tanto a Massimino quanto alle sue genti il perdono se ritraessersi dall’impresa, nè riuscito a richiamarli al dovere, espose, in certo modo, al suo fine la propria vita. Mamea intanto e di prefetti usciti del pretorio per sedare i tumulti, incontranvi morte. Venuto Massimino al possesso del già destinatogli impero, surse grande generale pentimento,

  1. Delitto attribuito alla madre da Erodiano (lib. VI, verso la fine).