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Ancona) questi porti non basteranno a contenere le navi che ve le importeranno ed esporteranno. E l’Erario non risente forse una utilità diretta dall’approdo delle navi nei porti dello stato? Non vi percepisce forse la tassa di ancoraggio per ciascuna vela in ragione della sua portata? E l’utilità dell’Erario, non è forse utilità dello Stato? Non dirò cosa avverrebbe nel caso contrario perchè sarebbe un ripetere le cose già dette.

Il sig. Petitti nella sua opera delle strade ferrate italiane ha detta utilissima la comunicazione dei due mari per la linea di Ancona e Livorno, inutile quella da Ancona e Civitavecchia. Egli si è basato sulla maggiore brevità di questa linea, sulla maggiore opportunità del porto. Io non confuterò questa opinione: l’han fatto già bravamente il signor Alessandro commendator Cialdi ed il sig. architetto Pontani con ragioni alle quali mi sembra che non possa replicarsi. Mi limiterò a fare una osservazione che persuaderà anche i fautori del contrario partito. Il sig. Petitti ragionava nello interesse non di Stato a Stato, di nazione a nazione, ma di tutta l’Italia assembrata ed unita in un solo interesse. Il suo sistema della rete stradale italiana basa sulla ipotesi che la Italia fosse una sola nazione. E certamente in questa ipotesi essendo indifferente che la strada ferrata arrichisse piuttosto Livorno che Civitavecchia (perchè come poco fa diceva, la utilità della intiera nazione tornerebbe al conto medesimo e la questione sarebbe di mera gara municipale) l’economista trovava buone ragioni nella supposta brevità della linea per perfe-