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d’ippolito pindemonte 45

Non a quel di Cassandra, Ilo, ed Elettra,
355Dall’Alpi al mare farà plauso Italia.
     Così delle ristrette, e non percosse
Giammai dal Sole sotterranee case,
Io parlava con te, quando una tomba
Sotto allo sguardo mi s’aperse, e ahi quale!
360Vidi io stesso fuggir rapidamente
Dalle guance d’Elisa il solit’ostro,
E languir gli occhi, ed un mortale affanno
Senza posa insultar quel sen, che mai
Sovra le ambasce altrui non fu tranquillo.
365Pur del reo morbo l’inclemenza lunga
Rallentar parve; e già le vesti allegre
Chiedeva Elisa, col pensiero ardito
Del bel Novare suo l’aure campestri
Già respirava, ed io credulo troppo
370Sperai, che seco ancor non pochi Soli
Dietro il vago suo colle avrei sepolti.
Oh speranze fallaci! Oh mesti Soli,
Che ora per tutta la celeste volta
Io con sospiri inutili accompagno!
375Foscolo, vieni, e di giacinti un nembo
Meco spargi su lei: ravvisti a tempo
I miei concittadin miglior riposo
Già concedono ai morti; un proprio albergo
Quindi aver lice anco sotterra, e a lei