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Maurizio; uomo famoso d’alto sapere, non pur nella medic’arte (in che è primo), ma sì nella filosofia e nelle lettere e nella politica; il quale da Firenze qua ogni anno soleva ridursi a passare i mesi dell’estate.

Ma ben presto avvenne cosa che gli turbò la tanto desiderata, e già conseguita, domestica quiete; essendo che fu fatto (nè volle rifiutare) della deputazione che dovea discutere se si avessero a mettere in Po le acque del Reno; e chiamato a Bologna. Era d’estate e ’l caldo grandissimo e cocente; per che i viaggi dell’andare e del subito ritorno (non essendosi allora tenuta quella raunanza) gli nocquero assai. Da prima ammalò di piccole febbricciuole; poi il male aggravò sì fattamente che ruppe in una miliare, com’avea antiveduto l’acutissimo ingegno del prof. Maurizio; il quale con la sua dottrina, e le cure amorevoli e continue, potè fermargli la vita che già gli fuggiva.

Tornatagli, come parve, la sanità, e non potendo stare in ozio, si diede tutto all’amore dei suoi studi. Scrisse due Memorie che mandò all’Accademia Agraria di Pesaro: la prima delle quali ragiona de’ danni cagionati alle campagne dalle acque inalveate, e mostra come scansare le inondazioni; l’altra similmente parla dello scolo delle campagne in pianura. Avea cominciato e abbozzato anche altri lavori egualmente importanti su ’l Reno, su l’ordinamento delle strade campestri, e intorno all’arte di costruire i muri di cotto6; ma per morte non li compiè.