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xx - la nuova letteratura 411


una mitologia nordica. Volevano la libertá dell’arte, e negavano la liberta di coscienza. Rigettavano il plastico e il semplice dell’ideale classico, e vi sostituivano il gotico, il fantastico, l’indefinito e il lugubre. Surrogavano il fattizio e il convenzionale dell’ imitazione classica con imitazioni fattizie e convenzionali di peggior gusto. E, per fastidio del bello classico, idolatravano il brutto. Una superstizione cacciava l’altra. Ciò che era legittimo e naturale in Shakespeare e in Calderon, diveniva strano, grossolano, artificiale in tanta distanza di tempi, in tanta differenza di concepire e di sentire. Il romanticismo, in questa sua esagerazione tedesca e francese, non attecchí in Italia e giunse appena a scalfire la superficie. I pochi tentativi non valsero che a meglio accentuare la ripugnanza del genio italiano. E i romantici furono lieti quando poterono gittar via quel nome d’imprestito, fonte di tanti equivoci e litigi, e prendere un nome accettato da tutti. Anche in Germania il romanticismo fu presto attirato nelle alte regioni della filosofia, e, spogliatosi quelle forme fantastiche e quel contenuto reazionario, riuscí sotto nome di «letteratura moderna» nell’ecletismo, nella conciliazione di tutti gli elementi e di tutte le forme sotto i principi superiori dell’estetica o della filosofia dell’arte.

Pigliando il romanticismo in quel suo primo stadio, quando si affermava come distinto, anzi in contraddizione col secolo scorso, e movea guerra ad Alfieri e proclamava una nuova riforma letteraria, il suo torto fu di non accorgersi che esso era in sostanza non la contraddizione, ma la conseguenza di quel secolo appunto contro il quale armeggiava. In Germania l’idea romantica sorse in opposizione all’ imitazione francese, cosi alla moda sotto il gran Federico. Era una esagerazione, ma in quell’esagerazione si costituivano le prime basi di una letteratura nazionale, dalla quale uscivano Schiller e Goethe. E fu lavoro del secolo decimottavo. Schiller fu contemporaneo di Alfieri. Quando l’idea romantica s’affacciò in Italia, giá in Germania era scaduta, trasformatasi in un concetto dell’arte filosofico e universale. Goethe era giá alla sua terza maniera, a quel suo spiritualismo panteistico che produceva il Faust.