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o di «forma perfetta». La vecchia letteratura era assalita non solo nella sua lingua e nel suo stile, ma ancora nel suo contenuto. L’eroico, l’idillico, l’elegiaco, che ancora animava quelle liriche, quelle prediche, quelle orazioni, quelle tragedie, non attecchiva piú: se n’era sazi sino al disgusto. L’eroico era esagerazione, l’idillio era noia, l’elegia era insipidezza; pastori e pastorelle, eroi romani e greci, erano giudicati un mondo convenzionale, giá consumato come letteratura, buono al piú a esser messo in musica, come facea Metastasio. Si volea rinnovare l’aria, rinfrescare le impressioni: si cercava un nuovo contenuto, un’altra societá, un altro uomo, altri costumi. Vennero in moda i turchi, i cinesi, i persiani. Si divoravano le Lettere persiane di Montesquieu. L’Ossian era preferito all’Iliade. Comparve l’uomo naturale, l’uomo selvaggio, l’uomo di Hobbes e di Grozio, l’uomo che fa da sé, Robinson Crusoé. Il cavaliere errante divenne il borghese avventuriere, tipo Gil Blas. E ci fu anche la donna errante, la filosofessa, la «lionne» di oggi, che stimava pregiudizio ogni costume e decoro femminile. Ci fu l’uomo collocato in societá, in lotta con essa in nome delle leggi naturali, e spesso sua vittima; come donne maritate o monacate a forza o sedotte, figli naturali calpestati da’ legittimi, poveri oppressi dai ricchi, scienza soverchiata da ciarlatani; le Clarisse, le Pamele, gli Emili, i Chatterton. Questo nuovo contenuto, conforme al pensiero filosofico che allora investiva la vecchia societá in tutte le sue direzioni, veniva fuori in romanzi, novelle, lettere, tragedie, commedie : una specie di repertorio francese, che faceva il giro d’Italia. Il concetto fondamentale era la legge di natura in contrasto con la legge scritta, la proclamazione sotto tutte le forme de’ dritti dell’uomo dirimpetto la societá che li violava. I capiscuola erano Rousseau, Voltaire, Diderot. Seguiva la turba. Tra questi Mercier ebbe molto séguito in Italia, e vi furono rappresentati i suoi drammi: il Disertore, l’Amor familiare, il Jeneval, l’Indigente. Nel Disertore hai un giovine virtuoso e amabile, che per soccorrere il padre e per amore lascia il suo reggimento, ed è dannato a morte: è il grido della natura contro la legge scritta. Nel l’Amor familiare