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diviene spiccatissimo nel Pastor fido. Giambattista Guarini fu poeta di occasione e cortigiano di natura, dove il Tasso fu tutto l’opposto: cortigiano per bisogno e per istinto poeta. Il Guarini era nobile e ricco, e non lo strinse alla vita di corte che la sua natura irrequieta e ambiziosa. Passò il tempo errando di corte in corte, e dopo i disinganni correva dietro a nuovi inganni. Aveva molto ingegno, non comune coltura, assai pratica della vita e degli uomini, mente chiarissima, grande attivitá. Compagno negli studi col Tasso a Padova, fu a Ferrara suo emulo; e quando il Tasso capitò in prigione, prese il suo posto e fu battezzato poeta di corte. Disgustato a sua volta degli Estensi, si ritirò in una sua bellissima villa, e vi concepí e vi scrisse il Pastor fido, acclamato da tutta Italia. Anche lui ebbe le sue intenzioni critiche. Volle fare una tragicommedia, mescolanza di elementi tragici e comici in un ordito largo e ricco, dove fossero innestate piú azioni. Questo parve eresia a’ critici, tenaci al «simplex et unum» e che non concepivano l’arte se non come un ideale tragico o comico. Si ravvivarono adunque quelle polemiche letterarie che, dal Castelvetro e dal Caro in qua, mettevano in moto tante accademie. Il Guarini si difese assai bene nell’Apologia, e mostrò coscienza chiarissima della sua opera. Forse il teatro spagnuolo non fu senza influenza sulla sua critica; ma, come tutto si difiíniva con l’autoritá de’ classici, difese quell’innesto di azioni e quella mescolanza di caratteri con Aristotele alla mano e con l’Andria di Terenzio. Oggi gli si fa gloria di quello che allora si reputava peccato. Si dice ch’egli abbia intraveduto il dramma moderno; e non solo lo intravide, ma lo concepí con esattezza di un critico odierno. La poesia dee rappresentare la vita cosi com’ è, con le sue mescolanze e i suoi sviluppi : questo è il concetto ch’esce chiaramente dal suo discorso. Ma quello che in Shakespeare e in Calderon è sentimento dell’arte, sviluppato naturalmente in una vita nazionale, ricca e piena, in lui è visione intellettuale e solitaria; è concetto di critico, non sentimento di artista: concepiva il dramma, quando del dramma mancavano tutte le condizioni in Italia, principalmente una vita seria e sostanziale.