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xvii - torquato tasso 169


Questo rende Armida assai piú interessante di Alcina e le dá un nuovo significato. È l’ultima apparizione magica della poesia; apparizione entro la quale penetra e vince l’uomo e la natura. È il soprannaturale domato e sciolto dalle leggi piú forti della natura. È la donna uscita dal grembo delle idee platoniche e delle allegorie, che si rivela co’ suoi istinti nella pienezza della vita terrena. Giá in Angelica apparisce la donna; ma la storia di Angelica finisce appunto allora, e allora appunto comincia la storia di Armida. Angelica, terminando le sue avventure nella prosa idillica del suo matrimonio con un «povero fante», è salutata e accomiatata dal poeta con quel suo risolino ironico. Il concetto, ripigliato dal Tasso, diviene una interessante storia di donna, a cui l’arte magica dá il teatro e lo scenario. Cosi la maga Armida è l’ultima maga della poesia e la piú interessante, nella chiarezza e veritá della sua vita femminile. Vive anche oggi nel popolo piú che Alcina, Angelica, Olimpia e Didone, perché unisce tutti gli splendori della magia con tutta la realtá di un povero core di donna. La sua riabilitazione è in quell’ultimo motto tolto alla Madonna : — «Ecco l’ancilla tua»; — conclusione piena di senso: molto le è perdonato, perché ha molto amato. Ed è l’amore che uccide in lei la maga e la fa donna. Trasformazione assai piú poetica che non è lo scudo di Ubaldo e la «donna celeste»: ond’è che Rinaldo nella sua conversione t’interessa assai meno che Armida in questa sua trasfigurazione, perché quella conversione nasce da cause esterne e soprannaturali, e questa trasfigurazione è il logico effetto di movimenti interni e naturali.

In Erminia e in Armida si compie la donna, non quale usci dalla mente di Dante e del Petrarca, di cui si trovano le orme in Sofronia e in Clorinda; non il tipo divino, eroico e tragico della donna, ma un tipo piú umano, idillico ed elegiaco. La forza di Erminia è nella sua debolezza. Senza patria e senza famiglia, sola sulla terra, vive perché ama, e, perché ama, opera; ma le sue vere azioni sono discorsi interiori, visioni, estasi, illusioni, lamenti e lacrime, tutto un mondo lirico, che si effonde con una dolcezza melanconica tra onde musicali. Erminia pastorella è la madre di tutte le Filli e Amarilli che vennero poi,