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tanto che il Boccaccio crede doverne spiegare il significato. E non si persuade come Dante siesi potuto mescolare nelle pubbliche faccende, e ne reca la cagione alla sua vanitá, ed ha quasi l’aria di dirgli: — Ben ti sta. — Non voglio dire con questo che il Boccaccio fosse uomo dispregiatore della religione o della virtú o della patria. Sciolto era di costumi: pure tutti i doveri comuni della vita li adempiva con la stessa puntualitá e diligenza degli altri, e molte legazioni gli furono commesse da’ suoi concittadini. Ma l’etá eroica era passata; la nuova generazione non comprendeva piú le lotte e le passioni de’ padri; il carattere era caduto in quella mezzanitá che non è ancora volgaritá e non è piú grandezza; della religione, della libertá, dell’uomo antico c’erano ancora le forme, ma lo spirito era ito. Di vita pubblica qualche apparenza era ancora in Toscana, sede della cultura; nelle altre parti era vita di corte. L’erudizione, l’arte, gli affari, i piaceri costituivano il fondo di questa nuova societá borghese e mezzana, della quale ritratto era il Boccaccio, gioviale, cortigiano, erudito, artista. Se la malinconia dell’estatico Petrarca ti presentava un simulacro dell’uomo antico, la spensierata giovialitá del Boccaccio è l’ingresso nel mondo, a voce alta e beffarda, della materia o della carne, la maledetta, il peccato: è il primo riso di una societá piú colta e piú intelligente, disposta a burlarsi dell’antica; è la natura e l’uomo che, pure ammettendo l’esistenza di separate intelligenze, non ne tien conto e fa di sé il suo mezzo e il suo scopo.

Questo tempo fu detto di transizione. Vivevano insieme nel seno degli uomini due mondi: il passato, nelle sue forme se non nel suo spirito, ed un mondo nuovo che si affermava come reazione a quello, fondato sulla realtá presa in se stessa e vuota di elementi ideali. Erano in presenza il misticismo, con le sue forme ricordevoli del mondo soprannaturale, e il puro naturalismo. Ma il misticismo, indebolito giá nella coscienza, era divenuto abituale e tradizionale, applaudito nel Petrarca non come il mondo sacro, ma come un mondo artistico e letterario. Il naturalismo al contrario sorgeva allora in piena concordia con la vita pratica e co’ sentimenti, con tutti gli allettamenti della novitá.