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ix - il «decamerone» | 277 |
Il padre era un mercante fiorentino, e alla mercatura indirizzò il figlio. Quando i giovani appena cominciavano i loro studi nella universitá, il nostro Giovanni faceva, come si direbbe oggi, il commesso viaggiatore in servigio del padre, e il suo libro era la pratica e la conoscenza del mondo. Girando di cittá in cittá, si mostrava piú dedito alle piacevoli letture e a’ passatempi che all’esercizio della mercatura, e piú uomo di spirito e d’immaginazione che uomo d’affari. Era chiamato «il poeta». Venuto in Napoli a ventitré anni, menava vita signorile, bazzicava in corte, usava co’ gentiluomini, spendeva largamente, amoreggiava, scribacchiava, leggicchiava. Dicesi che alla vista della tomba di Virgilio rimase pensoso e sentí la sua vocazione poetica. Fatto è che il buon padre, visto che non se ne potea cavare un mercante, pensò farne un giureconsulto, e lo mise a studiare i canoni, con gran rincrescimento del giovane, che chiama sciupato il tempo messo a fare il mercante e ad imparare i canoni. Finalmente, libero di sé, si gittò agli studi letterari e, come portava il tempo, si die’ al latino e al greco e si empí il capo di mitologia e di storia greca e romana. Ei menava la vita, mezzo tra gli studi e i piaceri, spesso viaggiando, non piú a mercatare, ma a cercar manoscritti. Narrasi che ai 7 aprile del 1341 siasi nella chiesa di San Lorenzo invaghito di Maria, figlia naturale di re Roberto: certo, nella corte spensierata e licenziosa della regina Giovanna non poté prender lezione di buon costume né di amori platonici. E volse lo studio e l’ingegno a rallegrare col suo spirito la corte e la sua non ingrata Maria, che con nome poetico chiamò Fiammetta. Il Petrarca non era ancora comparso sull’orizzonte: tutto era pieno di Dante, e tra’ suoi piú appassionati era il nostro poeta. Frutto della sua ammirazione fu la Vita di Dante, uno de’ suoi lavori giovanili. Ma egli poteva ammirarlo, non comprenderlo, perché lo spirito di Dante non era in lui. Formatosi fuori della scuola, alieno da ogni seria cultura scolastica e ascetica, profano anziché mistico ne’ sentimenti e nella vita, si foggiò un Dante a sua immagine. Chi vuol conoscere le opinioni e i sentimenti del nostro giovane, legga quel libro e vi troverá giá