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vii - la «commedia» | 227 |
or di cerchio, or di costellazione, ora di scala, con viste nuove e maravigliose. Queste combinazioni di luce non sono altro che gruppi d’anime, che esprimono i loro pensieri co’ loro moti e atteggiamenti. A rendere intelligibili le parvenze di questo mondo di luce, il poeta si tira appresso la natura terrestre e ne coglie i fenomeni piú fuggevoli, piú delicati, e ne fa lo specchio della natura celeste. Cosi rientra la terra in paradiso, non come sostanziale ma come immagine, parvenza delle parvenze celesti. È la terra che rende amabile questo paradiso di Dante; è il sentimento della natura che diffonde la vita tra queste combinazioni ingegnose e simboliche. La terra ha pure la sua parte di paradiso, ed è in quei fenomeni che inebbriano, innalzano l’animo e lo dispongono alla tenerezza e all’amore: trovi qui tutto che in terra è di piú etereo, di piú sfumato, di piú soave. E come l’impressione estetica nasce appunto da questo profondo sentimento della natura terrestre, avviene che il lettore ricorda il paragone, senza quasi piú sapere a che cosa si riferisca. Questi paragoni di Dante sono le vere gemme del Paradiso:
Come a raggio di sol, che puro mèi per fratta nube, giá prato di fiori vider, coperti d’ombra, gli occhi miei; vid’io cosí piú turbe di splendori fulgorati di su da’ raggi ardenti, senza veder principio di fulgori1. Si come ’l sol che si cela egli stessi per troppa luce, quando il caldo ha rose le temperanze de’ vapori spessi; per piú letizia si mi si nascose dentro al suo raggio la figura santa e cosí chiusa chiusa mi rispose...2. |