Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
186 | storia della letteratura italiana |
Noi concepiamo oramai la costruzione de’ singoli canti. Il poeta comincia col porci innanzi la natura del luogo e la qualitá della pena; il demonio ora precede, ora vien subito dopo; poi vedi peccatori presi insieme e misti, non ancora l’individuo, ma l’uomo collettivo; gruppi di mezzo a’ quali spesso si stacca l’individuo e tira la tua attenzione.
I gruppi sono l’espressione generale del sentimento che riempie i peccatori nella societá infernale; sono la parentela del delitto, dove trovi nello stesso lago di sangue i tiranni Ezzelino e Attila e gli assassini di strada Rinier da Corneto e Rinier Pazzo.
Come nella natura e nel demonio, cosí ne’ gruppi l’aspetto è dapprima severo e tragico. Essi esprimono il sublime dello spirito, la disperazione. L’uomo ha bisogno di avere innanzi a sé qualche cosa a cui tenda; al pensiero succede pensiero; il cuore vive quando da sentimento germoglia sentimento; l’uomo vive quando è in un’onda assidua di pensieri e di sentimenti; la disperazione è rannullamento della vita morale, la stagnazione del pensiero e del sentimento, la morte, il nulla, il caos, le tenebre dello spirito, un sublime negativo. Come il sublime delle tenebre è nella luce che muore, il sublime della disperazione è nella morte della speranza:
Nulla speranza gli conforta mai, non che di posa, ma di minor pena. |
L’espressione estetica della disperazione è la bestemmia; violenta reazione dell’anima, innanzi a cui tutto muore, e che nel suo annichilamento involge l’universo:
Bestemmiavano Iddio e i lor parenti, l’umana spezie, il luogo, il tempo e ’l seme di lor semenza e di lor nascimenti. |
La passione trasforma la faccia dell’uomo, abitualmente tranquilla; il peccato gli siede sulla fronte e fiammeggia negli occhi: momento fuggevole che Dante coglie e rende eterno ne’ suoi gruppi. Gli avari stanno col pugno chiuso, gl’irosi si lacerano