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vii - la «commedia» | 157 |
la filosofia morale, la scienza della salvazione. — E i morti parlano ed espongono la scienza, soprattutto in paradiso, i cui stalli sembrano convertiti in vere cattedre o pulpiti. Né la scienza è solo nelle parole de’ morti, ma anche nella costruzione e rappresentazione dell’altro mondo, dove essa è sposta sotto figura, in forma allegorica. Il sistema insegue il poeta in mezzo a’ suoi fantasmi e dice: — Bada che tu non passeggi per curiositá, per osservare e dipingere: il tuo scopo è l’insegnamento della scienza per la salute dell’anima; non ti dimenticare della scienza. — E la poetica gli soggiunge: — Pensa che tutte le tue invenzioni, belle che sieno e maravigliose, sono né piú né meno che sciocche bugie, quando non rendano odore di scienza: la poesia è un velo sotto il quale si dee nascondere la dottrina. — Ond’è che il poeta costringe la stessa realtá a produrre un contenuto scientifico: dietro la realtá ci è la scienza, come dietro l’ombra ci è il corpo: qui la scienza è il corpo, e la realtá è l’ombra, «ombrifero prefazio del vero»; anzi è meno che ombra, perché nell’ombra ci è pure l’immagine del corpo. È l’alfabeto della scienza, come la parola è del pensiero; un alfabeto composto non di lettere ma di oggetti, ciascuno segno della tale e tale idea.
Questi erano i concetti e queste le forme a cui lo spirito era giunto. Perciò quel concetto fondamentale dell’etá, il mistero dell’anima o dell’umana destinazione, non era ancora realizzato come arte; perché l’arte è realtá vivente, che abbia il suo valore e il suo senso in se stessa, e qui la scienza, in luogo di calare nel reale ed obbliarvisi, lo tira e lo scioglie in sé.
Il mistero dell’anima era dunque o rozza e greggia realtá nella letteratura popolare, o trattato e allegoria nella letteratura dotta o solenne.
Dante s’impadroní di questo concetto e tentò realizzarlo come arte. Ma ci si mise con le stesse intenzioni e con le stesse forme. Prese quella rozza realtá degli ascetici e volle farne l’ombrifero prefazio del vero, l’allegoria della scienza. Da questa intenzione non potea uscir l’arte.
Neppure l’esposizione della scienza in forma diretta è arte. Il poeta, che vuole esporre la scienza e vuol pur fare una poesia,