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tro», e la «certa idea» di Raffaello, e il «qualche cosa» di Chénier, e le perdute illusioni, e il mistero della vita, e l’entusiasmo, il genio, il furore poetico, e i tipi, e gli archetipi, e la Donna che al ciel conduce, con una santa maledizione alla terra e alla vita che chiamiamo la prosa? La storia mostra accanto alle estasi di santa Teresa i baccanali di Lucrezia Borgia; quando al sommo della scala trovi il misticismo, giura che in giú è tutto bigottismo e superstizione e ipocrisia; spiritualismo in alto significa il piú abbietto materialismo in basso; né è maraviglia che, con tanto ideale nelle nostre scuole, si sia sviluppata oggi tanta febbre di subiti e illeciti guadagni, con tanto rapido oscurarsi di ogni senso morale.

Entriamo nelle nostre scuole. La facciata è magnifica, è la enciclopedia. Lá dentro sta tutto lo scibile, ma ridotto in pillole, meccanizzato a domande e risposte. Piú vasto è l’orizzonte, meno serii e meno profondi sono gli studii. Appunto perché vogliamo abbracciar troppo, rimaniamo nel campo di un vuoto ideale, cioè a dire dell’indeterminato, del superficiale, del provvisorio, del luogo comune, de’ mezzi giudizii. Niente possiamo approfondare, niente assimilarci e far cosa nostra: siamo troppo incalzati e distratti da tanta moltiplicitá e varietá. Non ci è una base larga e stabile su cui s’innalzi l’edificio; non ci è subordinazione e coordinazione: tutto è staccato, tutto è fragile, e si è tutti a comandare, e ciascuno lavora per conto suo. É difficile cogliere un giovine a mettere in iscritto quello solo e proprio che sta nel suo animo: scrivere è mentire. Spesso ne incontri che sgrammaticano e solecizzano, inetti a scrivere e a intendere, e che pure con perfetta sicurezza sentenziano del buono e del bello, e giudicano di Omero e di Dante. Chi ci libera dunque da tante estetiche, da tante arti dello scrivere, da tante storie e da tanti trattati?

Non ci è unitá organica nell’insegnamento, non ci è fascio negli studii, non ci è correzione e sinceritá nell’espressione, non ci è la viva e seria partecipazione del discepolo a quello che impara; la teoria abbonda, desideri il laboratorio. E, per ridurre tutto in uno, manca la proporzione tra quello che è


F. de Sanctis, Saggio sul Petrarca.

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