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i98 | saggio critico sul petrarca |
La mente dice: — È in cielo— ; e l’occhio guarda in terra. Ecco vere finezze, non concetti astratti costretti a combaciare, cercati col fuscellino quando il cuore è vuoto, ma venute fuori da ciò che ci è di piú delicato nella storia del cuore umano. Perché ora quegli occhi guardano in su? perché in quell’uomo, che cangia pelo si per tempo, fiorisce una seconda primavera. Questo mi ricorda il venerando Schlosser, il quale nel suo libro su Dante sotto la modesta spoglia del cementatore mostra una emozione giovanile, gli occhi fisi nel paradiso, deliziantesi in quelle immagini. Il Petrarca si rasserena; le inutili lamentazioni vanno via; la sua immaginazione si mette in moto, e crea trastullandosi amabili fantasmi; un nuovo amore s’impossessa dell’anima, senza le distrazioni e le sottigliezze del primo; una melodia uguale, d’una gioja mescolata di tenerezza e pura d’ogni dissonanza, si effonde in versi facili e semplici. Quell’anima debole, rimasa vergine e calda, dove non è mai entrata altra immagine dominatrice che Laura, sedate le passioni, si raccoglie tutta intorno a lei, e ne fa il suo paradiso. Che fresche impressioni, quando Laura s’affaccia all’anima! Diresti che è un giovine innamorato, la prima volta che, innalzato dal riso deH’amata, sta per chinar le ginocchia e adorarla (son. XVI):
Come donna in suo albergo, altera vene, Scacciando dell’oscuro e grave core Con la fronte serena i pensier tristi. |
E, come un innamorato, tutto dietro alle peste delle care piante, che che faccia o dove che vada, pensa a Laura, cerca Laura. Eccolo nel silenzio della notte, seduto sul letto, tremante, languente, pallido, invocare l’amata: ella viene! (son. LXX):
al letto in ch’io languisco, Vien tal ch’appena a rimirar l’ardisco, E pietosa s’asside in su la sponda. |