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i22 saggio critico sul petrarca


                                         Re degli altri, superbo, altero fiume,
Che ’ncontri ’l Sol quando e’ ne mena il giorno,
E ’n Ponente abbandoni un piú bel lume;
     Tu te ne vai col mio mortai sul corno;
L’altro coverto d’amorose piume,
Torna volando al suo dolce soggiorno.
     

Con che compiacenza esalta il Po per potergli dire sul viso: — Non curo di te, né se altro al mondo è ancora piú forte di te! — . Con che diligenza enumera tutte le forze del suo avversario, l’acqua, il vento, la vela, i remi, per darsi il piacere di gettarle giú con un soffio, con la rapiditá del fiat, con quel sublime «sforza», piantato li superbamente in ultimo! Innanzi a quel piccolo verbo di due sillabe, che si stacca con tanta fierezza dal rimanente, come volesse dire: moi!, si dileguano tutte le forze accumulate del Po. E come a traverso l’orgoglio del vincitore penetra la soddisfazione dell’amante, gioioso di poter essere con l’amata quando gli piaccia! È la sensazione che ti fa provare quel «batter l’ali» e quel «dolce soggiorno». Direte che il poeta è come fanciullo che si diverte con un castello di carta; che il Po non è poi un nemico che gli faccia paura; che, in somma, non si sente qui l’eco d’una seria grandezza, come nell’appassionato orgoglio di Dante. Se leggete però con attenzione questo sonetto composto d’un getto e in un solo impeto d’ispirazione, ci troverete un vero calore, senza indizio d’enfasi, di declamazione. La sua immaginazione non mette radici profonde nella realtá; qui è il difetto, o piuttosto il carattere della forza nel Petrarca: perciò rara apparizione, e povera di quella passione che vien solo da un sentimento reale lungamente nutrito, combattuto, fomentato e resistente. Il Petrarca ha avuto qui un quarto d’ora di forza; e non ne avrá molti di questi quarti d’ora.

Dove il Petrarca ha mostrato piú di vera forza, di quell’allegrezza geniale nella produzione, che attesta soprabbondanza di vita, lieta di riversarsi al di fuori con la facilitá di chi si trastulla, è in quella specie di poemetto lirico sugli occhi di