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non dovea essere più un vano suono, né un passatempo, né un giuoco d’immaginazione; mente ci voleva e cuore, onde venne poi il barbaro vocabolo: «cormentalismo»; dovea essere insieme filosofia ed eloquenza, dimostrare e persuadere. In quell’etá di filosofi e di filantropi si andò insinuando nella prosa un certo entusiasmo filosofico penetrato di sensibilitá: ciò che poi fu detto filosofismo e sentimentalismo. Ci era in quello scrivere non so che di Dante, ma di un Dante nervoso, divenuto elegiaco e petrarchesco, tipo Rousseau. Questa mescolanza di una energia un po’ rettorica e di una tenerezza un po’ arcadica, questi furori lacrimosi, questi entusiasmi malinconici rivelavano quello stato morboso dello spirito, che precorre alie grandi rivoluzioni, quando l’odio del passato, il desiderio di un mondo migliore, le piú care aspirazioni del tuo cuore si trovano contraddette da uno stato di cose ferreo, che non sai come o quando possa cessare. Si comprende adunque perché Rousseau fu cosí popolare, e perché ebbe tanto potere sopra le immaginazioni. La nuova generazione sentiva in lui la profonda scissura tra quel mondo d’idee e quel mondo de’ fatti. Ma in Italia la sensibilitá non aveva presa ancora quella forma cosí accentuata. Le nuove idee si applaudivano in teatro nei versi di Alfieri e di Monti, ma non avevano ancora influenza nella vita pratica. La vita era ancora piú letteraria che politica, piú intorno alla forma che al contenuto, piacevano quelle tirate contro i tiranni, quei sarcasmi verso preti o nobili, ma come bei pezzi di rettorica, ed anche come uno sfogo dell’opinione, senz’altra conseguenza. Alfieri stesso vagheggiava un’Italia futura, ed era certo un futuro molto rimoto, se dovea avere per base un «popol fatto». Non ci erano tra noi quelle resistenze che provocano le impazienze, non quei disordini e quegli scandali che offendono la coscienza pubblica, non quelle compressioni che rendono la vita intollerabile; anzi i principi facevano bocca da ridere e lasciavano dire, non schivi di novitá che non toccassero le loro prerogative: i governi si facevano chiamare illuminati e paterni. In questa superficialitá dello spirito la sensibilitá non era altro che sfogo filantropico, un ardente