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e la fede. Eco delle idee popolari, se ne impadroniva, se ne innamorava, ed era in certo modo il segretario della pubblica opinione. Piaceva tanto vedere quelle idee cosí magnificamente addobbate, cosí luccicanti. L’idea presa assolutamente ha sempre un po’ di vero e un po’ di falso; vuoisi circoscriverla, metterla in rapporto con le condizioni della sua esistenza, trovare la serie a cui appartiene e assegnarle il suo posto: questo fa il filosofo. Il sofista si serve di quella parte di vero per accreditare l’altra parte di falso. Lamartine non è un sofista; ha l’anima nobile e la coscienza onesta: che fa? Sopprime il falso e ti presenta il vero, in buona fede: qualitá eminente, non di filosofo, ma di oratore. Anche nelle cause piú cattive, come in quella del gesuitismo, ciò ch’egli difende non è il falso. È facile ad illudersi; cede alle impressioni, si appassiona per ciò di cui parla, e s’innalza fino ad un Urico entusiasmo. Vengono nuove impressioni; le sue idee cangiano, ma non cangia il suo cuore: vi trovi lo stesso culto del vero, la stessa onestá d’intenzione, la stessa elevatezza di sentimenti. È l’oratore nato della gioventú e del popolo. Non sei però ben certo se quell’entusiasmo, quell’accento di convinzione abbia profonde radici. Spesso nasce con l’impressione e muore con quella: è un calore d’immaginazione; la sua musica risuona ancora nelle nostre anime, ed egli l’ha giá dimenticata. E dico la sua musica, perché in fondo in fondo l’idea è per lui un accessorio, e ciò che piú gl’importa è di gittare negli orecchi torrenti di armonia. Ora la sua fede è morta; l’avvenire gli si è chiuso e non vive che del suo passato. Prende a trattare una quistione, ed il suo passato lo incalza e vi si ficca in mezzo; pensa a Foscolo, a Monti, a Rossini, e tosto fi pianta per raccontarci la sua visita alla duchessa d’Albany. Scherza troppo con la sua materia, e non si scherza impunemente. Odia il riso, che egli chiama, non mi ricordo piú dove, cosa diabolica, privilegio di Satana: sempre le cose vedute da un punto solo. Eppure, mentre fa professione di serietá, non è facile trovare ora qualche cosa di serio nella sua anima. L’antico Lamartine è morto: de’ tanti uomini che vivevano in lui non è rimasto, com’egli ci assicura, che un solo,