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stretto conoscenza: Dante e Manzoni. Questo anno prenderá parte alle nostre conversazioni anche un terzo, Ludovico Ariosto; e, quando egli vi si presenterá col suo risolino amabile chiedendo l’ingresso, son certo che gli farete festa, e volentieri lo accoglierete tra voi. Apparecchiamoci, miei amici, ad udire questi grandi uomini con la serietá del rispetto: sono conversazioni, dalle quali uscirete educati, nobilitati, piú contenti di voi.

Secondo l’ordinamento dell’Universitá politecnica federale, questi studi non sono obbligatorii. Sono obbligatorie quelle lezioni solamente di cui avete necessitá per l’esercizio della vostra professione: tutto l’altro è lasciato a vostra libera elezione. Come in un altr’ordine d’idee la legge vi obbliga a non fare il male, ma non a fare il bene, cosí voi siete obbligati a studiare per vivere, per provvedere a’ vostri bisogni materiali; ma quanto alla vostra educazione intellettuale e morale, voi non avete alcun obbligo legale. Il governo ve ne dá i mezzi; se non volete giovarvene, se non sentite come uomini l’obbligo morale di educare la vostra mente ed il vostro cuore, sia pure: vostro danno e vergogna.

In effetti, con le sole lezioni obbligatorie, qualunque tu sii che te ne possi contentare, tu non sei ancora uomo, tu sei, permettimi ch’io te lo dica, un animale bello e buono. — Un animale ragionevole, mi risponderai, che sa la matematica, la fisica, la meccanica. — Certamente, e perciò animale colpevole, che ti sei servito della ragione unicamente a scopo animale. In effetti, ditemi un po’, miei giovani, quando costui avrá passata la sua giornata a lavorare per procacciarsi il vitto, empiutosi il ventre, inumidita la gola, fatta una bella digestione; in che costui differirá dal suo mulo o dal suo asino, che anch’egli ha passata eroicamente la sua giornata tra il lavoro e la mangiatoia? Un giorno confortavo allo studio delle lettere un mio giovane amico di Napoli, il quale stette un pezzo muto a sentir le mie belle ragióni; poi, come a chi fugge tutto a un tratto la pazienza: — Sai, disse, che ti credevo un po’ piú uomo? Che diavolo! Bisogna ben ragionare. Credi tu che una terzina di Dante mi possa toglier di dosso i miei debiti, o che tutti gl’Inni