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le «contemplazioni» di victor hugo 35

poeta prende un’aria rassegnata e si affida alla preghiera; invano passeggia di astro in astro con mentita gioia, con simulato lirico entusismo; la Musa cosí liberale di pianto gli è avara di conforti; gli è come un dormente che sogna di fuggire e le gambe gli negano il correre; il riso rimane sulle labbra, il cuore piange al di dentro. Ben la fantasia mette le ah e spicca il volo verso i mondi della luce; ma qualche cosa di pesante sta attaccato a quelle ah che le tira giú in terra, in mezzo alle nostre tenebre; e la sfinge, nuovo Anteo, tocca appena la terra, ripiglia le sue forze seguita dal dolore, dal dubbio e dalla disperazione. Tale è l’impressione generale di questo libro. Il sentimento lotta col concetto. Il filosofo dice: — Rassereniamoci, consoliamoci, guardiamo il cielo — ; il poeta seguita a piangere e guarda un cadavere.

Gli è che l’occhio vede piú deha ragione. L’occhio sta fiso in un cadavere, e la ragione, nelle sue contemplazioni, spaziando pe’ cieli, è accompagnata da una voce che le dice: — Tutto questo è «réverie» — . Non vi è fede, non vi è unione, e non vi è convinzione. Se leggete pochi versi del Leopardi, vi sentite subito invadere da un fremito, qualche cosa di freddo vi corre per le ossa: il che nasce dalla terribile serenitá della sua convinzione.

In mezzo al vuoto in che è caduto lo spirito umano, il poeta ha sentito il bisogno di crearsi una filosofia provvisoria. Non l’ha attinta da’ libri, non dalle speculazioni de’ filosofi. Si è abbandonato al suo buon senso, alla sua ragione, aggiuntovi un grande lavoro di fantasia. E ne è uscito quello che dovea uscirne: una strana e anarchica mescolanza, dove si vede l’uomo di questo secolo, il francese e Victor Hugo; il cattolicismo sotto il braccio del panteismo e «Jéhovah» che porge la mano ad Hegel; un Dio personale che fa atto di presenza e vi sta per cerimonia, con di sotto a lui la Natura che regna e governa in sua vece, eterna trasmigratrice, onnipresente. Sono tutte le idee che fermentano da sessantanni in qua ne’ cervelli umani, accozzate insieme dal poeta, ma non ben fuse, senza intima coesione.

E che importa! Oggi non trovi due poeti che partano da uno