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250 saggi critici
                              
     Siede la terra, dove nata fui,
Sulla marina dove ’l Po discende
Per aver pace co’ seguaci sui.
                              

In quest’anima gentile e innamorata è una cotal misura ingenita, quasi una verecondia e una castitá che tu senti quando ella o si arresti, o taccia, o accenni appena, o veli le nuditá del cuore. Indi la profonda impressione che ci recano alcune brevi frasi, in apparenza indifferenti. «Ancor non mi abbandona!» Qui sotto senti Ancor vivo, eternamente vivo, il fremito della voluttá, il «piacere». «Il modo ancor mi offende!» Frase oscura e perciò di poco effetto, ma dove è indicato tutto un episodio dell’anima nel momento che le fu tolta «la bella persona». E Francesca si arresta, e non può indursi a mostrare le nuditá della passione, i dolci sospiri, il dolce peccato, se non sforzatavi dall’affettuosa domanda di Dante, e tronca la storia, avvolgendosi nel suo manto e nascondendosi tutta in quella frase arcana:

                         

Quel giorno più non vi leggemmo avante.

                         

Hanno dunque anima d’uomo quei comentatori che torturano questa povera frase, e a modo di frati vogliono per forza che questa donna si confessi e dica quello che dal suo labbro non volle uscire? Veri e impotenti stupratori costoro, che s’industriano di dare un senso preciso a ciò che dee rimaner vago e dubbio e indefinito, cercando invano di alzare il denso velo e strappar all’anima vereconda i suoi misteri. Io mi sdegno quando vedo gente volgare, curiosa e pettegola gironzare intorno a cosí delicate concezioni.

Da questa misura, da questa verecondia e castitá di sentire nasce uno stile tutto cose, come direbbe Montaigne, ma cose pregne di sentimenti, d’impressioni e di misteri. Come i frammenti dell’antica Roma o di Pompei, che ti fanno chinare il capo e fantasticare, questo stile lapidario ti sforza, come Dante, a tenere il capo basso e a pensare. Non un lamento, non