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«lucrezia» di ponsard i67

tessute si sente un languor mortale. L’ interesse è tutto nell’ultima scena. E sarei stato piú contento, se Ponsard m’avesse tradotto Livio in quella sua maestá pur tanto semplice, senza aggiungervi i suoi ricami. Questo ci può essere esempio dello stile del poeta francese.

Lucrezia, alla vista de’ suoi, scoppia a piangere, e Collarino chiede : — «Satin salve?» — . Ella risponde :

— «Minime.... quid enim íalvi est mulieri, amissa pudicitia? Vestigia viri alieni. Collatine, in lecto sunt tuo. Ceterum corpus est tantum violatum: animus insons: mors testis erit. Sed date dextras fidemque haud impune adultero fore. Sextus est Tarqumius, qui hostis pro hospite priore nocte vi armatus mihi sibique, si vos viri estis, pestiferum hinc abstulit gaudium» — .

La Lucrezia francese è nella sua stanza, mentre gl’ invitati attendono nel salotto. Bisogna osservare le convenienze; gli antichi non vi guardavano tanto pel sottile. Infine, l’aspettata fa la sua comparsa : capelli sparsi, occhi a terra, vesti brune, quasi in lacrime. — Che hai? — , direbbe rozzamente Dante. Quel buon uomo di Collarino dice : — «Satin salve?» — . Questo non è sembrato abbastanza nobile a Ponsard, non conforme alla dignitá della tragedia : gli eroi non parlano come i semplici mortali. E innanzi tutto non tocca al marito di farsi innanzi, quando il padre della sposa è presente. Ascoltiamo il padre.

Ci sono certi casi, ne’ quali le impressioni sono rapide, immediate. Se veggo venir uno con gli occhi infiammati verso di me, dico subito: — Che cosa è? — ; e non dico: — Tu hai gli occhi accesi, i capelli arruffati, ecc., che cos’ è — . Si sopprimono le premesse, si corre alla conseguenza, soprattutto ne’ momenti di passione. Il padre si diverte a far prima il ritratto della figlia; le si avvicina; le dice: — «Ma fille» — . E niuna risposta. Si accorge allora che avea gli occhi velati di lagrime: — «Qui pleures tu?». — Ecco la famosa domanda sostituita all’ ignobile; — «Satin salve» — . Rispondere subito sarebbe