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mezzo di conservarsi in buona salute. E se vuol con un solo esempio misurare l’abisso che divide queste due anime, pensa che per Schopenhauer tra lo schiavo e l’uomo libero corre una differenza piuttosto di nome che di fatto; perché se l’uomo libero può andare da un luogo in un altro, lo schiavo ha il vantaggio di dormire tranquillo e vivere senza pensiero, avendo il padrone che provvede a’ suoi bisogni1; la qual sentenza se avesse letta Leopardi, avrebbe arrossito di essere come «Wille» della stessa natura di Schopenhauer.

A. Finora abbiamo scherzato. Ora mi fai una faccia tragica.

D. Aggiungi che la profonda tristezza con la quale Leopardi spiega la vita, non ti ci fa acquietare, e desideri e cerchi il conforto di un’altra spiegazione. Sicché se caso, o fortuna, o destino volesse che Schopenhauer facesse capolino in Italia, troverebbe Leopardi che gli si attaccherebbe a’ piedi come una palla di piombo, e gl’impedirebbe di andare innanzi.

A. L’ora è tarda; e Schopenhauer mi ha fatto venire un grande appetito; e come non ho la grazia, non posso vincere il «Wille». Addio.

D. E mi lasci cosí? Tutto questo discorso rimarrá senza conclusione?

A. La conclusione la tirerò io. Se leggi Leopardi, t’hai da ammazzare; se leggi Schopenhauer, t’hai da far monaco; se leggi tutti questi altri filosofi moderni, t’hai da fare impiccare per amor dell’ idea.

D. Intendo. Una giovine dicea a Rousseau: — Giacomo, lascia le donne e studia le matematiche — .

A. Vuoi dire che per me è il contrario. Lascio le matematiche e studio le donne. Voglio tornarmene in Napoli, bruciare tutt’i libri di filosofia, amicarmi Campagna; l’inviterò a pranzo, e faremo una conversazione filosofica sulle belle ragazze. Addio.

D. Ed io mi metto a scrivere l’articolo per la « Rivista contemporanea ».

[Nella « Rivista contemporanea », a. VI, i858, vol. XV, pp. 369-406.]



  1. Parerga und Paralipomena, par. i25.