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vita al quale volgesse tutte le forze dell’anima. Fu un sottinteso, un punto di partenza. Accettò la filosofia com’era insegnata nelle scuole, e ne acquistò una notizia esatta ed intera. Vista quella base, si travagliò a tirarne delle conseguenze politiche. Non fu dunque un uomo di pura speculazione. Trovatosi di buon’ora tra le pubbliche faccende, diventò uomo politico.

È notabile che la famosa contesa tra il papa e l’imperadore non partorí due filosofie diverse. Non ci fu una filosofia guelfa ed una ghibellina. Amendue i partiti supponevano la stessa base. Ben vi furono delle eccezioni individuali, de’ ghibellini che si spinsero audacemente di lá. dal cattolicismo. Ma anche in questo caso la dissensione cadeva sopra particolari piú o meno importanti, senza che l’insieme fosse negato da alcuno. Non si creò una nuova teologia e filosofia.

La quistione non fu dunque tra due filosofie. I due partiti ammettevano la stessa base, e vi fondavano un edilizio diverso.

Ammettevano la distinzione tra lo spirito e il corpo e la preminenza di quello, fondamento della filosofia cristiana. E, come applicazione, ammettevano nella societá due poteri, lo spirituale e il temporale; il papa, l’imperatore.

Fin qui guelfi e ghibellini, Bonifacio VIII e Dante sono d’accordo. Ma vi fondavano un edilízio diverso.

S’egli è vero che lo spirito è superiore al corpo, Bonifazio VIII tirava la conseguenza, che dunque il papa è superiore all’imperatore. «Il potere spirituale, dice Bonifazio, ha perciò il diritto d’istituire il potere temporale e di giudicarlo, se non è buono... E chi resiste, resiste all’ordine stesso di Dio, a meno ch’egli non immagini, come i manichei, due principii, ciò che sentenziamo errore ed eresia... Adunque ogni uomo deve esser sottomesso al pontefice romano, e noi dichiariamo... che questa sottomissione è necessaria per la salute dell’anima1».

Dante ammetteva tutte le premesse, e per negare la conseguenza suppose che lo spirito e la materia fossero ciascuno con



  1. Vedi il Lamennais, Introduzione su Dante.