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carattere di dante e sua utopia | 109 |
pensatori, i quali, gittando uno sguardo acuto in quella confusa congerie, si studiarono alcuni di porre d’accordo filosofia e domma, altri di farne sentire il contrasto.
Dante fu uno spirito dominatico per eccellenza. La scienza di allora gli parve l’ultimo motto delle cose, e pose il suo studio meno in esaminare che in imparare. Seppe tutto, ma in nessuna cosa lasciò un’orma del suo pensiero, e però non si può dire che sia stato propriamente un filosofo, un fisico, un matematico, ecc. Accolse con perfetta credulitá i farti piú assurdi e gran parte degli errori e de’ pregiudizi di quel tempo. Con che ingenua riverenza cita Cicerone e Boezio, Livio e Paolo Orosio, messi del pari! Nella sua mente regna con eguale autoritá l’Etica e la Bibbia, Aristotele e san Tommaso. Per lui è un sottinteso che i grandi filosofi dell’antichitá sieno d’accordo con la fede, ed il loro torto è non nell’aver veduto male, ma nel non aver veduto tutto: la rivelazione non corregge, ma compie. Né so dove Kannegiesser, Witte, Wegele hanno trovato che Dante, smarrita la fede per il soverchio amore della filosofia e caduto nel vuoto dello scetticismo, abbia nel suo viaggio allegorico voluto esprimere la sua guarigione, il suo ritorno alla fede. È un giudicare altri tempi con le idee del nostro. La sua teologia non combatte la filosofia, ma la compie; Beatrice non è nemica di Virgilio, ma sta al di sopra di lui: tra Dante e Fausto ci sono secoli.
Dante adunque espone secondo la rivelazione le cose sopra ragione, e quanto al rimanente pone insieme scrittori pagani e cristiani. Una citazione è un argomento. Né vo’ giá dire che si contenti sempre di citare. Vuol dimostrare anche lui. Ma il suo filosofare non è superiore alla sua filosofia. Ha i soliti difetti del tempo. Dimostra tutto, anche il luogo comune: dá una eguale importanza a tutte le quistioni: mette insieme ogni specie di argomenti, ed accanto ad alcuni di un certo valore ne trovi di affatto puerili; spesso non sa vedere il netto della quistione, non guardarla da alto, sceverare gli accidenti dal sostanziale; si smarrisce in minuterie e sottigliezze, e ti affoga di distinzioni.
La filosofia non fu la vt>cazione di Dante, lo scopo della sua